Pisa, 21 marzo 2025
A tutti gli amici e sostenitori della nostra associazione:
Cari amici,
Dopo un lungo silenzio, dovuto anche all’attesa che l’attuale crisi del Nord e Sud Kivu potesse evolvere in una qualche direzione, sento che è giunto il momento di aggiornarvi sulla situazione locale, visto anche il silenzio mediatico.
Vorrei innanzitutto rassicurarvi che i bambini della Maison Msaada e le ragazze che partecipano ai nostri atelier, come anche tutti i nostri collaboratori, stanno bene, e che le nostre attività continuano, per quanto a ritmo un po’ rallentato. E questo nonostante che l’insicurezza in tutto l’Est del paese non faccia che aumentare, e mentre la guerra imperversa non troppo lontano dal nostro centro. Le scuole sono chiuse da tempo e i prezzi dei beni di base sono quasi triplicati, essendo i trasporti da Bukavu ormai quasi impossibili, ma i nostri bambini continuano a fare lezione al centro grazie all’impegno costante dei nostri collaboratori locali, in particolare di Angelo, educatore e assistente del progetto. Continuano pure gli atelier di cucito ed il regolare follow up di alcuni bambini epilettici della comunità.
Jakobo,un bambino di 10 anni di un vicino villaggio, affetto da epilessia severa non trattata con numerose crisi quotidiane, deturpato da estese ustioni anche sul volto in seguito a numerose cadute nel fuoco, adesso, grazie alla terapia che ogni
due settimane gli portiamo, ha rare crisi.
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Purtroppo, è divenuto più difficile trovare localmente alcuni farmaci e lo stesso ospedale di Mwenga è in rottura di medicinali a causa del mancato approvvigionamento dalla città.
Continuano le attività agricole nei piccoli appezzamenti di terra che per adesso abbiamo a disposizione, nella speranza di acquisire un minimo di autonomia alimentare.
Il reclutamento di alcuni nuovi bambini da Kamituga (ci erano stati segnalati dei casi dal Parroco), che era stato previsto ancora prima della mia partenza, non è stato possibile a causa dell’insicurezza che limita tutti gli spostamenti, in particolare in moto (molti motociclisti hanno dovuto cedere i loro mezzi ai militari). Tutti gli spostamenti sono stati ridotti al minimo. Con la povertà in aumento, in questa situazione di grande crisi, non mancheranno bambini bisognosi e possibilità di fornire un maggiore aiuto alla comunità.
Abbiamo accolto una bambina di 14 anni, Rejina, che viveva sulla strada a Bukavu, ma proveniente dal territorio di Mwenga, inviataci da una missionaria italiana ancora prima che la città venisse occupata. Rejina è ben integrata nel gruppo e, pure lei, molto contenta della nostra piccola scuola interna.
La città di Bukavu è stata occupata il 15 febbraio dall’armata Rwandese M23/AFC (Alleance Fleuve Congo) senza combattimenti, in seguito alla fuga dell’esercito congolese (FARDC), ma non sono mancati gli inevitabili saccheggi e disordini, dovuti anche al fatto che numerosi prigionieri sono stati messi in libertà.
L’insicurezza regna a Bukavu, come anche a Kamituga e Uvira, le principali città del Sud Kivu, e le persone escono il meno possibile di casa. La route nationale N. 2, la strada di fango che conduce a Mwenga e Kamituga, è diventata luogo di affrontamento tra la M23 che cerca di avanzare verso Kamituga, e i gruppi di autodifesa (Wazalendo). Per fortuna gli scontri sono ancora lontani da Mwenga Centre, sede del nostro piccolo progetto, dove la situazione resta relativamente tranquilla rispetto alle città. Ciononostante, molte persone sono fuggite nella foresta, quando i militari della FARDC e i Wazalendo sono arrivati numerosi sul posto, memori dei massacri della fine degli anni 90.
I soldati dell’esercito congolese hanno fatto comparsa alla Maison Msaada una sola volta, chiedendo qualcosa per comprarsi da bere, e sono stati facilmente liquidati con 5000 franchi (meno di 2 USD).
Le banche sono chiuse a Bukavu come Goma ormai da tempo e la circolazione di denaro è minima. Sono riuscita ad inviare in modo sicuro i soldi necessari al continuamento delle attività di base per almeno un mese grazie ad alcuni contatti a Bukavu, passando per il Rwanda (il confine di Ruzizi, a pochi Km da Bukavu, è rimasto aperto). Almeno in questo periodo di grande crisi, dove la povertà non fa che aumentare, e dove molti hanno perso il lavoro o non ricevono più uno stipendio, i nostri lavoratori riescono a portare qualcosa a casa per nutrire le loro famiglie!
Visto il contesto cosi instabile, non è ancora possibile per me tornare sul posto, ma continuo pazientemente ad osservare, nella speranza di una evoluzione favorevole.
I bisogni non fanno che aumentare, per cui, non appena la situazione diventi un po’ più stabile, i movimenti più sicuri, e l’invio di denaro più agevole, avremo molto da fare e dovremo cercare di aiutare per quanto possibile.
Continuerò ad aggiornarvi sul contesto; nel frattempo, vorrei ancora una volta ringraziare ciascuno di voi per tutto il vostro prezioso sostegno.
Un caro saluto
Ilaria