Mwenga, 28.08.2024
Finalmente, il 20 di agosto, è arrivato il primo gruppo di 18 bambini, in gran parte caricati su 5 moto da Kamituga (le piogge sono cominciate e la strada è già divenuta impercorribile per i minibus)!
Il lavoro di preparazione della casa è stato molto lungo, a causa di numerosi imprevisti ed ostacoli, ma ancora più difficile è stato il processo di selezione dei bambini. Non è stato facile, dopo un lungo ascolto e un’attenta osservazione del contesto dove viveva il bambino, dire di no a qualcuno, e al tempo stesso capire (soprattutto nel caso dei bambini più piccoli) quali bambini potranno veramente beneficiare del nostro intervento e non rischiare di sentirsi sradicati dall’ambiente in cui vivevano.
Cinque bambini li abbiamo recuperati dalla strada, uno di questi, forse il piu piccolo (non conosce la su età) trovato durante una visita alle miniere artigianali di oro che circondano Kamituga. Ci ha subito seguito ed è rimasto con noi. Tre di loro li abbiamo trovati la notte per la strada mentre suonavano strumenti improvvisati con bottiglie e contenitori di plastica. La gente del posto li chiamava “les musiciens de la nuit”.
Altri bambini, orfani o abbandonati, li abbiamo recuperati da situazioni di evidente negligenza, o grande miseria. Tre fratelli (Justine, Justin e Julie, di 13, 10 e 7 anni), vivevano soli in una baracca, da tempo. Justin ha un ritardo psicomotorio, forse in seguito a una malaria cerebrale, e passava le giornate seduto in un angolo: è bastato dargli qualche attenzione ed un po’ di affetto, perchè cominciasse a ridere ed a parlare nel suo linguaggio.
L’inizio è stato molto difficile, i bambini turbolenti, problematici, tutti bisognosi di attenzioni, ma anche pieni di vitalità, soprattutto i bambini di strada che hanno una grandissima creatività, manualità, capacità di improvvisazione. Una mattina hanno preso la scala, aperto una botola del soffitto e vi si sono arrampicati per dare la caccia ai pipistrelli che da tempo lo hanno completamente colonizzato, creando un grande problema a causa degli escrementi che continuamente cadono dalle fessure. Non sapevamo come fare per cacciarli, ma è bastato che i bambini si arrampicassero sopra ancora un paio di volte per farli scappare. Abbiamo apprezzato di meno il fatto che non c’è stato verso di impedire loro di accendere un fuoco in giardino e arrostire i poveri animaletti recuperati, sotto gli occhi disgustati della cuoca (e miei)…..Due di loro sono scappati una mattina presto, per tornare a Kamituga, lasciandoci molto tristi, perche sembravano i bambini che si erano meglio integrati nel gruppo, uno di loro, Dani, così felice di suonare il tamburo e occuparsi di una piccolina. Due giorni dopo, la notte, quando gli altri bambini erano già andati a dormire, sotto la pioggia, sono tornati a piedi da Kamituga bagnati fradici, portando con sè un altro bambino di strada, Heritien, che già conoscevamo e avremmo voluto prendere con noi, ma era scappato all’ultimo momento, e due ragazzi (17-18 anni, ma all’apparenza assai più piccoli), sempre di strada, che non rientrano nei nostri criteri di inclusione a causa dell’età. Ci siamo trovati davanti al dilemma di cosa fare con loro. Non abbiamo avuto il coraggio di mandarli via. Ascoltare le loro storie è stato, ancora una volta, toccante. Da queste storie emana spesso un senso di abbandono, di non detto, di vergogna: la ferita derivante dall’essersi sentiti rigettati o abbandonati è spesso troppo grande per essere espressa in parole. Ci hanno detto che sono venuti da noi perchè vogliono studiare e apprendere un mestiere. Uno di loro non sa neanche scrivere il proprio nome. Commuove vedere l’attenzione con la quale partecipano anche loro, insieme ai bambini piccoli, ai corsi di preparazione alla scuola tenuti da Angelo, il nostro educatore. Abbiamo deciso che per il momento resteranno con noi, mentre cerchiamo di trovare, possibilmente a Bukavu, un centro che possa offrire loro una formazione a un mestiere, cosa che purtroppo non possiamo ancora offrire. Ma non sono situazioni facili e si ripresenteranno ancora. Durante il nostro soggiorno a Kamituga per la selezione dei bambini, con il Dr Darock abbiamo riflettuto molto su cosa fare con i ragazzi e ragazze di più di 14 anni che hanno abbandonato gli studi e che molto probabilmente finiranno nel lavoro delle miniere e spesso nella prostituzione, molto diffusa in quell’ambiente. Ci siamo resi conto del grande bisogno di creare là un centro di formazione ai mestieri (falegnameria, cucito, artigianato etc.) per questi ragazzi/e, e contiamo un giorno non troppo lontano di poterlo realizzare.
Frattanto dobbiamo continuare il processo di reclutamento, che sarà un’attività continua, perchè abbiamo ancora spazio, ma anche perchè alcuni bambini potrebbero decidere di tornare da dove sono venuti, mentre altri cercheremo dopo un anno di scolarizzazione di ricongiungerli con i loro famigliari.
Il lavoro è tanto, ma i bambini cominciano poco a poco ad apprendere le regole, a rispettare gli orari, a mantenere l’ordine, ad avere un po’ più di rispetto per gli oggetti, (inizialmente tutto finiva in bocca o rapidamente distrutto per la loro maniera brusca di manipolarli) ed i legami tra loro si solidificano poco a poco… E soprattutto sembrano contenti di essere qui.
Un caro saluto a tutti e un grazie di cuore per il Vostro prezioso supporto e per aver creduto che la realizzazione di questo progetto fosse possibile!
Ilaria